Ancora qui. Sulla punta delle stesse dita

Ancora qui. Sulla punta delle stesse dita, sui polpastrelli che bruciano per quanto velocemente battono sulla tastiera, sotto le unghie con cui ho graffiato qualcosa a metà tra un ricordo e una fantasia. È un modo per non perdersi questo incastrarti nelle storie che racconto, conservarti in mezzo alle virgole, dietro le metafore, oltre i punti di sospensione. Non vai via se ti ritrovo sulle pagine, non vado via se mi ritroveresti al primo segno di inquietudine. Non andiamo via se siamo in tutte le mie poesie, anche in quelle che non ho il coraggio di scrivere.

Ancora qui. Sui palmi solcati dalle stesse righe, tra le mani con cui ti ho fatto mille e più carezze, lungo le vene dove pulsano inchiostro e sangue. È un modo per non dimenticarsi questo nasconderti in fondo ai versi, prendere ispirazione dai nostri momenti, lasciarti dediche silenziose che non leggerai. Non vai via se le mie lettere ti somigliano. Non vado via se te ne scrivo ancora. Non andiamo via se resta qualcosa di bello, anche solo di scritto… un sogno su carta da tramandare a qualcun altro.

Qualcuno che magari, un giorno, leggerà di noi e si domanderà che fine abbiamo fatto. Si chiederà dei nostri tentativi falliti, delle scommesse perse, delle promesse non mantenute. Si tormenterà senza capire cosa ne è stato del bene che ci eravamo detti di proteggere. Pensa che ad oggi neanch’io saprei rispondere. Resterà del buono, però, almeno tra le pagine. Qualcosa che farà sorridere e sbocciare nuovi amori. Coppie improbabili e piene di difetti si riconosceranno nei nostri fallimenti. Magari saranno più bravi di noi e riusciranno anche a scrivere migliori finali.

Ancora qui

 

Precedente Una poesia anche per te Successivo Chiama quando vuoi